19-10-2019
Cos’è un’architettura responsabile? Risponde Alberto Winterle
Alberto Winterle, architetto e Presidente dell'Associazione Architetti Arco Alpino, racconta l'intenso lavoro di valutazione e selezione delle dieci architetture testimonial del cambiamento e spiega cosa il concetto di “qualità diffusa” del costruito.
Intervista
Qual è il fil rouge che la giuria ha seguito per la valutazione delle architetture?
«I lavori della giuria hanno preso in considerazione diversi aspetti. Non essendo un concorso di architettura, la valutazione si è basata non solo sugli aspetti di qualità architettonica, ma anche sulla capacità degli edifici di mettere in luce i problemi, generare effetti e riuscire a instaurare – anche in un paesaggio complesso e sensibile come quello alpino – effetti positivi per lo sviluppo, il recupero dei centri abitati e l’inserimento di nuove architetture».
Dunque, come declineresti questo concetto ampliato di qualità architettonica all’interno dei contesti rurali e alpini?
«Osservando il patrimonio del costruito che ci è stato tramandato dal passato credo sia evidente poter rilevare come alle esigenze tecniche e funzionali, necessarie per vivere in contesti particolari come quello alpino, sia stata data una risposta non solamente pratica e razionale ma anche estetica. A fronte di un’evidente bisogno di contenere energie e risorse, innescando quindi modalità che “naturalmente” prevedevano il risparmio del territorio, l’utilizzo di materiali locali e più in generale la realizzazione solamente di quanto ritenuto essenziale, non è mancato lo spazio per aggiungere alcuni elementi che corrispondono alla categoria dell’estetica. Ciò vale sia nel caso della costruzione di un abitazione o di un fienile ma anche nel caso della realizzazione di una semplice staccionata a protezione dell’orto. Questa credo voglia dire: “prendersi cura” del proprio territorio, un atteggiamento che anche oggi dobbiamo avere affrontando la realizzazione di una nuova opera».
Come interpreti il tema dell’integrazione con il contesto?
«Il contesto morfologico delle Alpi pone evidentemente oggettivi condizionamenti rispetto alle modalità di insediamento e di sfruttamento delle risorse naturali. Pur potendo riconoscere forti similitudini dei territori alpini, ad una lettura più attenta ed approfondita emergono sottili differenze che di fatto costituiscono la ricchezza dei nostri territori. Spostandoci da una valle all’altra possiamo notare sensibili modifiche cromatiche delle rocce, diverse caratteristiche delle essenze arboree ed allo stesso tempo anche lievi differenze nelle modalità di costruire ed abitare. Tale ricchezza, percepibile attraverso una coerente conoscenza ed interpretazione dei luoghi, diventa fertile riferimento per i progetti dell’architettura contemporanea. Ciò ovviamente si applica ad ogni contesto, avendo ben presente che qualsiasi tipo di intervento modifica ed altera un equilibrio esistente. Questo non ci deve ovviamente intimorire, fa parte della storia dell’uomo l’atto di aggiungere, riadattare, modificare ciò che chi ci ha preceduto ci ha tramandato».
E nel pratico, quali azioni o strumenti metteresti in campo per promuovere questa qualità diffusa del costruito?
«A mio avviso l’unico modo è quello di riconoscere e promuovere le buone pratiche e gli esempi ritenuti “oggettivamente” di qualità. In questo senso l’Amministrazione pubblica svolge, o meglio dovrebbe svolgere, un fondamentale ruolo educativo proprio attraverso la realizzazione delle proprie opere pubbliche. Se un edificio destinato alla comunità, come ad esempio una scuola, è realizzata attraverso un processo virtuoso di selezione della migliore soluzione progettuale e la realizzazione di una struttura che oltre a rispondere coerentemente alle esigenze funzionali riesce a trasmettere una sensazione di benessere e piacere estetico, tale operazione diventa riferimento per futuri interventi sia pubblici che privati. Premi, mostre, confronti e discussioni possono inoltre far comprendere l’importante ruolo culturale e politico dell’architettura e più in generale anche dell’architetto».